REPORTAGE

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Testata

DNews

Data

20/06/2008

Assomiglia alla giostra delle macchine da scontro, ma è il luna park del corpo e della prostituzione transessuale, e ai romani sembra piacere di più di quella che a pochi metri vende le giovani ragazze dell’Est, sulla Palmiro Togliatti. È notte su piazzale Pascali, ma la quantità di fari delle macchine lo illumina a giorno. Ci sono circa quaranta trans distribuite sul perimetro del grande parcheggio ospitato dall’intera superficie del piazzale. Due di loro sono in macchina: una Smart è fissa al centro dello slargo e viene avvicinata costantemente dai clienti, l’altra si mette in mostra all’esterno di una Ford con la musica latina a tutto volume. Davanti ad un’altra vettura si riunisce un gruppo a sgranocchiare qualcosa, mentre il resto del mercato notturno va avanti.

All’interno del parcheggio girano ininterrottamente almeno 10 macchine, mentre altre decine ne
arrivano dal viale alberato. Un flusso costante, come se ci fosse qualcuno con un telecomando che guida il giro: arrivano dal viale, entrano nel posteggio, guardano, scelgono, escono e si dirigono per la maggior parte verso i parcheggi in cima alla collinetta lì sopra, in via Massimo Campigli. Dopo poco sono di ritorno, scaricano dalla macchina la trans, che aspetta il nuovo giro. Scenari di ordinaria amministrazione, per il settimo Municipio. «Quel posto è un enclave naturale – commenta Federica Gaspari, psicologa del Parsec, cooperativa sociale – in estate piena, tra il piazzale e via Longoni, ci sono tra i cento e i duecento trans». È quello il periodo in cui fa più caldo, le mogli sono in vacanza, e si lavora di più; esattamente come all’inizio del mese, quando lo stipendio è ancora tutto in tasca. Così come nella prostituzione femminile anche in quella transessuale si è abbassata sia l’età delle ragazze che quella dei clienti. «Generalmente sono un po’ più grandi – racconta la Gaspari – ma adesso è facile trovarne anche dai venti ai ventitré anni, così come l’età dei clienti scende fino ai diciotto». Le trans sono sfruttate da altre trans, spiega la psicologa, e così come le nigeriane, hanno un debito di viaggio «di circa 20-25mila euro, che riescono di solito a colmare nell’arco di 4 mesi». Le prestazioni transessuali sono più care: se una ragazza chiede 30 euro, loro dai 45 ai 50. Eppure, il mercato va molto meglio. Sulla Togliatti il lavoro inizia presto, anche se la maggior parte delle ragazze si vede dopo le 21. Sono una trentina in tutto, da ambo i lati. All’angolo tra la Togliatti e via Molfetta alle 22.50 due clienti diversi caricano un paio di giovani e spariscono nel traffico. Davanti al parco Madre Teresa di Calcutta, invece, 5 prostitute aspettano. Qualcuno rallenta, pochi si fermano brevemente, ingranano la prima e vanno via. La serata non va, e una delle ragazze comincia a ballare in mezzo alla strada quando uno dei due semafori diventa rosso. Sculetta, si piega sulle gambe, si fa vedere, zompetta sui tacchi. Una Peugeot bordeaux tentenna, accosta, e fa salire una sua compagna. Non corre, ma in poco tempo sono in via delle Siepi. Sono le 23.12. Alle 23.15 il cliente riaccende l’auto gettando un kleenex dal finestrino. Lascia la stradina che resta solo un cimitero di fazzoletti. Scenari di ordinaria prostituzione.

L’analisi

La prostituzione non è sempre uguale a se stessa, anzi. Assume contorni differenti a seconda delle realtà in cui opera. Adesso assomiglia all’acqua che entra ed esce da un rubinetto. lo spiega Francesco Carchedi, responsabile del settore di ricerca del Consorzio Parsec.«Una cosa che non si dice mai – spiega il coautore del libro “All’aperto e al c h i u s o” con Vittoria Tola – è che la prostituzione ha flussi in entrata e in uscita e ogni tre anni c’è un turn over totale». Ragazze e transessuali si spostano, cambiano città in pochi mesi, e questo le rende difficilmente individuabili sia dalle forze dell’o rd i n e che dalle cooperative sociali. «È cambiato anche l’atteggiamento degli sfruttatori – spiega Carchedi – cercano di “m e d i a re” con le vittime. Sanno che si tratta di un’attività logorante, ed evitano di vessarle ulteriormente: non per bontà, ma perché temono la denuncia. La Polizia non sta con le mani in mano, e ne hanno paura, quindi tendono a cambiare spesso le ragazze e non abusarne». _D. P.