DNews
30/04/2009
Per fortuna che Nel silenzio non ci sta sul serio. Paolo Benvegnù: prima fondatore-ideatore degli Scisma, gruppo (sciolto) dell’alternative rock italiano, e ora leader di quelli che lui stesso tiene a chiamare “I Paolo Benvegnù” (Luca Baldini, Andrea Franchi, Guglielmo Ridolfo Gagliano, Igor Cardeti e Michele Pazzaglia): «Ho fatto di tutto per distruggere la loro opera, ma non ce l’ho fatta» scherza. Ma non è vero. Il suo nuovo Ep intitolato 500, che arriva un anno dopo Le labbra, è un concentrato di “chicche” musicali. Pochi (ma buoni) brani che descrivono un artista più alleggerito (ma non leggero) e che resta tra i “ricercati”, pur rimanendo alla ricerca. Oggi si conclude su Yahoo!Musica il liveCast tour, il ciclo di concerti ospitato da diversi siti internet, e prima di partire alla volta dei live (programma sul suo MySpace), domani sarà sul palco del Primo Maggio a piazza San Giovanni a Roma.
È quello dove vivo, in cui non c’è il superfluo. Invece, meno si ha e più si immagina, più si immagina e più si va verso la bellezza, e meno gli uomini si rompono le palle a vicenda.
L’ep è nato per celebrare i 500 giorni d’attesa, erano 500 giorni che aspettavo una cosa. Quel giorno ho scritto tre brani.
Esatto. L’attesa è bellissima, ma è anche un tormento. In questo lavoro se ne parla, ma con serenità; Le labbra , era scritto con la tensione di chi sta aspettando.
È finita l’educazione sentimentale, adesso sarebbe interessante passare all’analisi sociologica degli ultimi 30 anni in Italia: la mia idea è di passare dal romanzo al saggio, anche se noi siamo insanamente non saggi!
Ma sì, ho un’ambizione da scrittore, ma anche da cineasta in fondo. Perché gli uomini hanno bisogno di storie. E cosa fa uno scrittore se non scrivere storie?
È di Michele Faggi, e io l’ho interpretato un po’ come un ritorno a quando ero bambino, quando la tv generalista era legata al servizio pubblico (si schiarisce la voce, ndr) e dava grande attenzione alla musica in uscita. E bisogna imparare ad essere emozionati di per sé per quello che facciamo.
Io e gli altri prendiamo tutto con la giusta serietà di un gioco, come dei bimbi. I bambini sono serissimi quando giocano. E per me è passato il tempo in cui c’è l’ansia di fare le cose.
Da novembre in poi potrebbe uscire. Fare programmi è veramente bellissimo ma poi la vita ti porta da altre parti…
No, perché sono situazioni conclamate in se stesse. I gruppi di base hanno più problemi, l’ho vissuto con gli Scisma. Succede quando pensi che il tuo spazio derivi dal fatto che gli altri ne hanno troppo. Non è così. Ciò, ovviamente, non vuol dire che si debba essere disciplinati…