Ieri mi sono imbarcata sulla Rainbow Warrior II, una delle navi di Greenpeace che è ai suoi ultimi giri di boa.  Il gommone ci ha portato (altri due colleghi di Radio Popolare e Lifegate, un’assistente di cucina e la responsabile della campagna mare Giogira) da Porto Ercole fino alla nave che arriverà a Genova tra venerdì e sabato e porterà in giro la campagna anti nucleare. La prima scena di cui ho memoria è stata quella del mio atterraggio sulla nave. Una balenottera trascinata a forza sopra, visto che con quelle onde bisognava cogliere l’attimo e zompare sulla nave. Io, ovviamente, mentre il conducete del gommone urlava “go!”, non sono riuscita a darmi tutto lo slancio necessario, per cui mi hanno tracinato su dalla porticina mentre le mie gambe restavano a ciondoloni paralleli alla pancia della nave.  Superato questo scoglio, è iniziata una delle notti peggiori della mia esistenza.

Il mal di mare ha preso il sopravvento sul mio corpo (non avevo messo i cerotti, ottimista) e la mia socialità dall 17 in poi è stata quella con il cuscino e le coperte. Stamattina il risveglio è stato migliore. La nave di Greenpeace si è diretta verso Livorno e il mare piano piano si è fatto più calmo. Il capitano è uno di quelli con le rughe nel viso e l’espressione corrucciata, maglione chiaro di lana e sandali senza calze. Guarda all’orizzonte, prende il binocolo. Poche parole essenziali. Il resto dell’equipaggio è vario ed eventuale. C’è un ragazzo simpaticissimo con i baffi e la barba lunghi lunghi e biondo scuro. Viene dalla Turchia e benché sia stato uno dei primi a presentarsi, non riesco a ricordarne il nome difficile e soprattutto non saprei come scriverlo (maf?). Anche Lesley (spero si scriva così), che è il medico di bordo, è una donna molto simpatica. E’ scesa in cabina spesso la prima notte per assicurarsi del nostro stato di salute e darci qualche consiglio. Tutti parlano inglese. La nave già sa di posto accogliente, al secondo giorno. Sai dove stanno le cose, dove ci si lavano i piatti, dove sta il capitano, dove puoi fumare o mangiare. La vita di bordo, per chi la fa sul serio, non è affatto una passeggiata. Quello che dice il capitano è insindacabile e, come ci hanno spiegato oggi “su una nave se una cosa non la fai tu, finirà inevitabilmente sulle spalle di qualcun altro”.  I turni di pulizia li sceglie il capitano e la propria roba non va lasciata in mezzo. La Warrior sarà pure spartana, ma è una nave suggestiva di cui si sente il peso degli anni di onorato servizio (dal 1987 con Greenpeace) e l’impegno di chi ci lavora.